PTSD: nel lungo termine predispone a infarti ed ictus

(Reuters Health) – A più di 16 anni dal completamento della bonifica dei luoghi dell’attento dell’11 settembre al World Trade Center di New York, molte delle persone che hanno lavorato nel sito hanno ancora problemi di disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e sono a elevato rischio di infarto e ictus. È quanto ha evidenziato una ricerca pubblicata da Circulation: Cardiovascular Quality and Outcomes e guidata da Alfredo Morabia, della City University di New York.

La ricerca
I ricercatori hanno analizzato dati relativi a 6.481 persone, non vigili del fuoco, che hanno partecipato alle operazioni di salvataggio, recupero e pulizia della zona, nei mesi successivi all’attacco. Queste persone hanno quindi preso parte, dal 2002, a un programma di monitoraggio e trattamento della salute a lungo termine .

I risultati
Esaminando cartelle cliniche e risposte a interviste personali, e tenendo conto anche della quantità di polvere cui sono stati esposti, delle  diagnosi di depressione, così come di pressione sanguigna, grassi nel sangue, peso e abitudine al fumo, Morobia e colleghi hanno osservato che circa il 20% degli uomini e il 26% delle donne avevano sviluppato PTSD durante lo studio, un tasso circa doppio rispetto alla popolazione generale. I tassi di infarto in questo periodo sono stati, inoltre, 2,22 volte più alti tra i partecipanti allo studio con PTSD rispetto a quelli senza; e le percentuali di ictus sono state 2,51 volte più alte  tra chi soffriva di PTSD. Infine, negli uomini con stress ma senza depressione, i tassi di infarto e ictus erano 1,88 – 1,27 volte più alti rispetto agli uomini senza PTSD, con poca differenza tra uomini e donne.

Le conclusioni
Secondo Morabia, le implicazioni della ricerca vanno oltre gli operatori che hanno ripulito Ground Zero. “Il messaggio per chi soffre di PTSD, sia uomini che donne, è che è ad aumentato rischio di infarto e ictus”, sototlinea l’esperto, che consiglia a queste persone di ridurre i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, come fumo, colesterolo alto e ipertensione. Anche se non si conosce esattamente come il PTSD possa influenzare il rischio di malattie cardiache, secondo Morabia “la sindrome potrebbe stimolare la produzione di cellule infiammatore che poi entrano nei vasi sanguigni creando aterosclerosi”. Secondo Mark Huffman, della Northwestern University di Chicago, “un grande vantaggio di questo studio è che collega PTSD a malattie cardiache seguendo le persone nel tempo, per vedere chi ha avuto attacchi cardiaci e ictus. Le ricerche future, comunque, dovranno cercare di capire se, riducendo il PTSD, si possa ridurre anche il rischio di eventi cardiovascolari”

Fonte: Circulation: Cardiovascular Quality and Outcomes
Linda Carroll
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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